Preparàti per l’incertezza. I cittadini e i cambiamenti climatici

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Scienza post-normale (post-normal science) è l’espressione coniata da Silvio Funtowicz e Jerry Ravetz negli scorsi anni Novanta per indicare le situazioni di regolazione dell’ambiente in cui «i fatti sono incerti, i valori controversi, le poste in gioco alte, le decisioni urgenti»1. L’idea di post-normalità era riferita alle molte incertezze e ai dissensi interni alle comunità scientifche – non più coese intorno a un insieme di teorie condivise come nella normal science descritta da Thomas Kuhn – 2 che la complessità delle questioni ambientali aveva fatto emergere. Ma le condizioni descritte dai due Autori rappresentano oggi la normalità quotidiana dei modelli interpretativi dei cambiamenti climatici e degli interventi normativi per controllarne gli ipotizzati effetti. Infatti, se i linguaggi scintifici e istituzionali che hanno accompagnato la storia recente del clima sono cambiati dal global warming al climate change, dal “rialzo” delle temperature alla “estremizzazione” dei fenomeni meteorologici – le stesse politiche del clima si sono riposizionate dalla prevenzione alla mitigazione degli effetti, all’adattamento alle possibili conseguenze3. Ma vivere con l’incertezza è difficile, come indicano la preoccupazione per la salute mentale nell’ultimo rapporto dell’IPCC4 e i dati scientifici sulle sindromi di eco-anxiety, eco-distress, climate grief e solastalgia – forme psicopatologiche collegate ai cambiamenti climatici5